Dopo l’anno nero 2020, chi ha fatto in autonomia le consegne adesso si ritrova il ‘tesoretto’ dei dati dei clienti
La ristorazione è uno dei settori più penalizzati dalla pandemia. I numeri e le percentuali dei ristoranti del 2020 sono chiari, tutto il settore ha assistito a una perdita di circa il 40% del volume di fatturato registrato nel 2019. Ciò significa che il giro d’affari, da quota quota 86 miliardi di euro l’anno scorso dovrebbe aver perso circa poco più di 30 miliardi assestandosi a quota 50-55 miliardi circa.
Per far fronte alla situazione, molti ristoratori si sono adattati a fare con consegne a domicilio e cucine non aperte al pubblico ma comunque al lavoro, le cosiddette “dark kitchen”. “Per ampi tratti del 2020 le uniche forme di fatturato possibile sono state il delivery e il take away. La conseguenza è stato il proliferare di dark, grey, ghost e cloud kitchen, generando in in breve tempo a uno scenario difficilmente immaginabile in precedenza”.
Secondo un primo sondaggio svolto al termine della “fase 2” della pandemia, il 77% dei locali ha deciso di intraprendere la strada delle consegne a domicilio e dell’asporto. Solo il 23% dei locali ha preferito lasciare chiusi i battenti.
Un secondo sondaggio svolto in pieno secondo lockdown indagava se il delivery venisse svolto in autonomia oppure con il supporto delle piattaforme di settore. Il 43% ha dichiarato di farlo direttamente organizzandosi con sistemi digitali come Shopping Flash. Il 3% di affidarsi unicamente a piattaforme esterne. Il 9% di utilizzare entrambe le modalità. Il 22% si stava organizzando per implementare consegne a domicilio. Mentre il 23% ha deciso di non ricorrere al delivery.
Chi ha deciso di fare da sé lo ha fatto “soprattutto per la crescente consapevolezza che queste piattaforme, oltre a trattenere percentuali fino al 35% sul lordo degli ordini, trattengono i dati dei clienti. Dati sensibili che risultano essere un vero e proprio tesoretto nell’anno della pandemia. Chi si è dotato di delivery autonomo, spesso convertendo a rider i dipendenti di sala e cucina ha usato sistemi digitali di gestione dati come Shopping Flash. Ha quindi raccolto e potuto utilizzare i contatti dei clienti, nuovi e abituali, e sopravvivere così alle chiusure forzate con risultati migliori rispetto a chi ha esternalizzato le consegne”. Senza contare che ora quei dati e quelle informazioni possono essere utilizzati, per promozioni ed eventuali offerte, nella nuova fase di riapertura che ha da poco preso il via.
Detto ciò “l’esperienza vissuta in presenza, nel locale, è insostituibile, ed il delivery e le dark kitchen non sostituiranno la ristorazione tradizionale”.
Tuttavia, “la pandemia ha marcato più in profondità la differenza tra il mondo della consegna a domicilio e quello del sit-in. Questo avrà nei prossimi mesi forti impatti sulla ristorazione, con l’aumento di attività alle due estremità, luxury e accessible convenience, per soddisfare ogni tipo di esigenza. Perché la ristorazione, da quando esiste, non guarda in tasca a nessuno ma cerca di soddisfare i palati di tutti”.