Inizia a vendere on line adesso con shopping flash, costruisci in poche ore il tuo negozio digitale.
Avete presente quando un dente fa male e si resiste fino all’ultimo istante prima di estrarlo?
La privazione non piace a nessuno, il dente stava li poverino e poi…zac..tolto, via dalla sua zona di comfort.
Così è più o meno oggi l’imprenditore, o meglio il micro-piccolo-medio-imprenditore, ovvero l’appartenente a quel tessuto di negozianti, ristoratori che fanno parte del 92% delle PMI italiane (fonti fipe).
Cioè, l’imprenditore era li da anni che se la raccontava, alzava il bandone ed aspettava. E mai avrebbe pensato che un virus portasse via la gente dalle strade.
Sarebbe stato fantascienza.
E’ successo a marzo…era la prima volta che accadeva ed ha colto tutti di sorpresa, nessuno lo aspettava e pochissimi aveva un e-commerce…lo si può capire.
Ma come diceva Sant’Agostino errare humanum est, perseverare autem diabolicum. E una larga parte degli imprenditori italiani ha perseverato nell’errore fatto a marzo, hanno continuato a pensare che si trattasse di un racconto di H.G.Wells e…
…niente, si sono fatti cogliere una seconda volta e sono caduti dal pero!
Vengo spesso interpellato dagli imprenditori alla ricerca di soluzioni. Malgrado siano spinti da un improvviso interesse per il marketing e siano invogliati ad affrontare meglio questa crisi, al momento della decisione rimangono al palo. Come se fare questa cosa fosse come togliersi un dente:
Tra le “curiose” risposte ho ricevuto:
- Interessante, ma adesso siamo troppo impegnati a gestire la crisi!
- Figuriamoci se mi interessa, questa azienda è qua da 60 anni
- Io sono per il rapporto umano, non farò mai delivery, voglio vedere il cliente in faccia.
- Il mio prodotto non si vende on line
Ma avete presente cosa si trova on line?
Ora… cosa sta accadendo?
Accade che una parte di negozi su strada, specialmente nell’agroalimentare e ristorazione, il cui più temibile competitor è la GDO (esselunga, Coop, Carrefour etc), sta cercando di adeguarsi e vendere on line, ofrendo delivery ed aprendo quelli che sono identificati come e-commerce di quartiere. Certo, è una bella iniziativa, sicuramente meglio che lamentarsi.
Se qualcuno si ricorda, c’era una pubblicità con Ninetto Davoli negli anni 70 che impersonava un garzone di fornaio, che in bicicletta consegnava i crackers (saiwa), un delivery ante signum.
Quindi oggi, credendo di andare avanti, non facciamo che ripescare dal passato ciò che già funzionava, solo che invece di chiamare con il telefono con la ruzzola, duplex, nero, attaccato al muro, facciamo l’ordine tramite lo smartphone.
Ma succede anche che una parte di questi imprenditori sceglierà di non adeguarsi al cambiamento digitale. Non lo sa ma soccomberà per mano propria. Si troverà superato dal negozio più smart, per il solo fatto di non essere “uscito dalla propria zona di comfort”.
Il fatto è che si tratta di mind set. Il prezzo non c’entra, perché questo genere di imprenditori non riesce a buttarsi sul digitale neanche di fronte ad un prezzo di €70 al mese come quello dell’ecommerce Shopping Flash il sistema per vendere on line low-cost per eccellenza.
La situazione migliora notevolmente come si alza il tiro, quando l’azienda inizia ad essere più strutturata. Più dipendenti, più vision, più reattività al mercato. La riprova di tale reazione è questo breve report del Sole 24ore su cui si legge che le Pmi che vendono sugli store di Amazon, da giugno 2019 a maggio 2020 (compreso il periodo del primo lockdown) hanno registrato vendite per una media di oltre 75.000 euro ciascuna ed hanno venduto in media più di 100 prodotti al minuto.
Il bello è che si tratta di 14.000 Pmi italiane che vendono su Amazon e che nel 2019 hanno registrato vendite all’estero per più di 500 milioni.
Di queste, circa 600 hanno superato 1 milione di dollari di vendite complessive (in Italia e all’estero).
Generando impatti che hanno permesso alle Pmi di creare oltre 25.000 posti di lavoro.
Non male.